“Parole, parole, parole…” cantava Mina negli anni 70. Le parole sono importanti, ci identificano, ci rappresentano e ci fanno esprimere.
Il linguaggio è ciò che dà un’identità al nostro e a tutti i diversi popoli, e più viaggiamo, più impariamo, più ci accorgiamo di essere sì diversi, ma anche profondamente simili. C’è una cosa, però, che è universale e non ha bisogno di parole per essere capita: la musica.

Questa arte ci ha permesso per secoli di comunicare tra diversi nazioni senza utilizzare un linguaggio verbale, è in grado di unire senza aver bisogno di essere compresa. La musica è anche ciò che ci aiuta a vivere un luogo diverso da quello in cui siamo nati, ci fa viaggiare nella storia rimanendo fermi in un punto, ci fa vibrare di emozioni lontane arricchendoci nota dopo nota.
Dalla dombra che “parla” di eroi e amori lontani, al kobyz che custodisce il respiro degli antichi riti: in Kazakistan la musica è storia, poesia e identità. Con questo racconto ti portiamo dove cantastorie e strumenti tradizionali continuano a unire passato e presente. Preparati a un viaggio sonoro che profuma di vento, erba e libertà.
Nelle vaste distese della steppa kazaka, dove l’orizzonte sembra non finire mai, la musica è da sempre compagna di viaggio e custode di memoria. Per il popolo nomade kazako, le melodie non sono soltanto note: sono storie, emozioni e identità. Il suono caldo della dombra, con le sue due corde pizzicate, accompagna racconti di eroi leggendari, amori impossibili e avventure a cavallo. Il kobyz, con il suo timbro profondo e vibrante, evoca antichi riti sciamanici e richiama lo spirito della terra e del cielo. Ogni küi, ogni canto epico, è una pagina di storia tramandata di generazione in generazione, senza bisogno di carta o inchiostro.
Protagonisti di questa tradizione orale sono gli akyn: cantastorie, poeti e in un certo senso “giornalisti” della steppa. Con abilità e prontezza di spirito, gli akyn narrano vicende attuali, celebrano eroi, ironizzano sui difetti umani e mantengono vivo il legame con la memoria collettiva. Tra le manifestazioni più affascinanti c’è l’aitys, il “duello poetico in musica”, in cui due akyn si sfidano improvvisando versi e risposte, accompagnandosi alla dombra. Non è solo intrattenimento, ma un’arte raffinata che richiede intelligenza, senso dell’umorismo e profonda conoscenza della lingua e della tradizione.
La musica segna i momenti importanti della vita: dalle feste per un matrimonio ai raduni tribali, dalle nascite ai riti di passaggio. In un mondo in cui le distanze si misurano in giorni di cavallo, le melodie uniscono comunità lontane, portando conforto e gioia. Ancora oggi, nei festival e nelle case tradizionali, si può ascoltare la stessa musica che un tempo risuonava sotto le stelle della steppa. È il filo invisibile che lega il presente al passato, mantenendo viva l’anima nomade del Kazakistan.
Strumenti tradizionali kazaki
Dombra – Strumento a due corde, simbolo nazionale del Kazakistan. Le sue melodie possono essere dolci e malinconiche o vivaci e ritmate, spesso accompagnate da testi poetici. Nei kuy, brevi composizioni solistiche, ogni nota è una parola non detta: il vento tra l’erba, il galoppo di un cavallo, la nostalgia di un eroe lontano. Secondo una leggenda, la dombra non “suona” ma “parla”, e i suoi maestri, i kuishi, sono custodi di memorie collettive.
Kobyz – Antico strumento ad arco in legno, rivestito in pelle di cammello e con corde di crine di cavallo. Più scuro, profondo e quasi vocale, in passato era legato a rituali sciamanici e alla comunicazione con il mondo spirituale. Ricavato da un unico pezzo di legno e due corde di crine, il kobyz era considerato proprio un tramite con il mondo degli spiriti, era la loro voce. Ascoltarlo è come entrare in un rito antico, dove il confine tra musica e magia si dissolve.
Sybyzgy e il tsuur sono flauti di legno o canna suonati dai pastori. Le loro melodie imitano il canto degli uccelli, il mormorio dell’acqua o il respiro del vento. In un pomeriggio assolato, seduti sulla collina, i suoni di questi strumenti sembrano fondersi con la natura stessa.
Shankobyz: piccolo scacciapensieri in metallo, che produce vibrazioni ipnotiche e ritmiche, tipiche delle feste e dei raduni. Piccolo e semplice, si suona tra i denti pizzicando una lamella di metallo. È uno strumento intimo, usato nei giochi e nelle filastrocche, ma anche per imitare suoni naturali. Il suo ritmo ipnotico è un filo diretto con la vita quotidiana delle steppe.
Lo Zhetygen, invece la possiamo identificare come la “cetra che racconta”. Meno conosciuto ma affascinante, è, appunto, una cetra a corde pizzicate, il cui nome significa “sette corde”. Si dice che il suo timbro possa evocare paesaggi lontani e storie eroiche. Un tempo le corde erano tese su ossicini di pecora (asyks), e ogni suono era parte di una narrazione orale.
Akyn e Aitys: la poesia che vive sulla dombra
Gli akyn sono figure leggendarie della cultura kazaka: poeti, cantastorie e cronisti della steppa. In un’epoca in cui non esistevano giornali, erano loro a raccontare le notizie, celebrare eventi, tramandare leggende e riflettere sui cambiamenti della società. La loro arte è viva e spontanea, capace di passare dalla commozione al sorriso in pochi versi. L’espressione più spettacolare di questa tradizione è l’aitys, il “duello poetico in musica”. Due akyn si sfidano seduti l’uno di fronte all’altro, accompagnandosi con la dombra. A turno, improvvisano strofe che rispondono all’avversario, in un intreccio di umorismo, ironia, saggezza e abilità linguistica. Il pubblico ascolta, ride, applaude e a volte prende parte con commenti o richieste. Questi incontri non sono mai solo esibizioni artistiche: l’aitys è anche una palestra di pensiero rapido e un modo per discutere, in forma poetica, temi sociali, politici e culturali. Non di rado, un akyn riesce a conquistare la vittoria con una risposta brillante o una battuta sagace capace di ribaltare la sfida.
Non ricorda forse le moderne "battaglie rap" a suon di botta e risposta in rima che i rapper fanno proprio a mo' di sfida uno contro l'altro?
Curiosità
- Gli akyn non si limitano alla tradizione: oggi l’aitys viene trasmesso anche in televisione e online, con grande seguito in Kazakistan.
- Alcuni akyn storici, come Jambyl Jabayev (1846-1945), sono diventati simboli nazionali, celebrati in monumenti e musei.
- L’aitys è considerato patrimonio immateriale e viene promosso in festival e competizioni che attirano artisti da tutto il paese.
Che sia sotto le stelle di Almaty o davanti allo schermo di casa, lasciati guidare dalla voce delle steppe e ascolta il cuore del Kazakistan!
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