Il viaggio del Cous Cous

 

Se dico 𝐶𝑜𝑢𝑠 𝐶𝑜𝑢𝑠 qual è la prima cosa che vi viene in mente?

Estate, caldo, colore, sapore e sicuramente il Maghreb!

E se vi parlassi della sua storia invece? Parte tutto da un'antica leggenda, risalente al 950-930 prima di Cristo, che recita dunque che il Re Salomone si concedesse grandi mangiate di 𝐶𝑜𝑢𝑠 𝐶𝑜𝑢𝑠 per alleviare le pene d’amore causate dalla Regina di Saba.

 

Dalla corte reale, nei secoli, questa pietanza arrivò ad essere usata come alimento base dalle popolazioni dell’Africa Occidentale, gradualmente diffondendosi poi nel Maghreb, dove ancora oggi se ne consumano grandi quantità insieme a brodo, verdure, carne e la salsa piccante 𝐻𝒶𝓇𝒾𝓈𝓈𝒶.

Ma qual è l’origine del suo nome?

L'etimologia più certa sembra far derivare il nome attuale dal berbero 𝐾𝑜𝑢𝑘𝑜𝑢𝑠 che significa “tritato o ridotto in minutissimi pezzi”. Infatti è una semola in granelli piccolissimi che, in Nord Africa, viene preparata in casa e cotta a vapore in una casseruola, chiamata couscoussiera. La sua preparazione originale richiede tempo e dedizione: partendo dai chicchi di semola, che venivano bagnati, manipolati e trasformati in pallottole, si passavano poi al setaccio per essere sminuzzati e lasciati al sole. La semola viene condita in vari modi a seconda delle tradizioni e viene servita in grande piatto

decorato con motivi classici berberi.

 

Ma lo sapevate che si dovrebbe mangiare con le mani?

Il 𝐶𝑜𝑢𝑠 𝐶𝑜𝑢𝑠 si gusta facendo delle piccole palline di semolino usando le tre dita della mano destra,

poiché come precisa il Corano, «Con un dito mangia il diavolo, con due il profeta e con cinque l’ingordo».

La sua lavorazione può variare da Paese a Paese ma la naturalezza dell’ingrediente e l’anima rimangono sempre intatte. In Algeria è 𝐾𝑒𝑠𝑘𝑠𝑜𝑢, piatto nazionale delle feste e simbolo di convivialità dalla forte valenza sociale, in Costa D’Avorio è 𝐴𝑡𝑡𝑖𝑒𝑘𝑒, un alimento dedicato all’accoglienza degli ospiti. In Israele è chiamato “cous cous in perle” per la dimensione dei suoi grani e in Palestina è conosciuto come 𝑀𝑎𝑓𝑡𝑜𝑢𝑙 per indicare il movimento rotatorio della mano quando si impasta la semola.

 

 

Il 𝐶𝑜𝑢𝑠 𝐶𝑜𝑢𝑠 è poi approdato in Europa grazie ai mercanti che con le loro navi solcavano instancabilmente i mari. In Sicilia oggi figura fra le specialità dell’Isola ed in suo onore a San Vito Lo Capo viene organizzato ogni anno il Cous Cous Fest.

 

Quest’anno l’originale manifestazione si svolgerà dal 17 al 26 settembre, essa nasce dalla voglia di mettere attorno al couscous, semplice piatto della cucina mediterranea, la passione per il cibo e lo scambio culturale.

La festa sarà nel segno del prestigioso riconoscimento come Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

 

Fatto piuttosto raro nella storia dei Paesi del Maghreb, Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia, è stata presentata una candidatura unitaria, intitolata "Conoscenze, know-how e pratiche relative alla produzione e al consumo di cous cous", senza dispute sulla paternità di questo piatto. 

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